sabato 4 ottobre 2008

Orsara Musica, la recensione di Jazzit (sett 2008)

di Pietro Mazzone (Jazzit - settembre 2008)
Un’edizione vivace e articolata, aperta ai molteplici linguaggi del jazz, che conferma la passione, la competenza e l’entusiasmo dell’Associazione Orsara Musica che la presiede artisticamente.
Nel vernissage del 28 luglio al Palazzo Baronale - ospiti l’attrice Clio Gaudenzi e il sound artist Vincenzo Pedata - la rassegna Perfect Stranger si è interrogata sui difficili rapporti fra video e jazz; mentre, nei successivi giorni del festival, in vari luoghi della cittadina, Viviana Checchia ha presentato espressive installazioni video, che hanno mimato il movimento improvvisativo del jazz.
Cuore pulsante della rassegna pugliese sono stati senz’altro i Seminari internazionali, la cui dimensione creativa si è realizzata, oltre che negli applauditi saggi conclusivi, nei primi tempi dei concerti serali a largo San Michele, dal 31 luglio al 3 agosto: esercizi di gusto e divertimento tra allievi e docenti.

Docenti di questa edizione sono stati il pianista Greg Burk, la vocalist Silvia Donati, il trombettista Hugo Alves, il musicologo e chitarrista Leo Izzo, il chitarrista Lucio Ferrara e tutti i componenti del quartetto di Antonio Ciacca, che ha inaugurato i concerti (tutti gratuiti, come nella tradizione di questo festival, con un successo di pubblico crescente via via che si procedeva verso il week-end).

Quello del trentanovenne pianista italiano ma nato a Wuppertal si è tenuto il 29 a Bovino, mentre la sera successiva Nico Morelli si è esibito a Foggia: Orsara Musica è ormai un marchio che si estende sempre più nella regione Puglia. Stacy Dillard al sax tenore (poi ammirato anche in solo tre giorni dopo), Ciacca al piano, Kengo Nakamura al contrabbasso e Ulysses Owens alla batteria: questa la formazione - tutta di docenti al Lincoln Center di New York – che ha affrontato la tappa orsarese del tour mondiale di presentazione dell’album “Rush Life”, pubblicato dall’etichetta Motema. Un concerto brillante, in cui il pianismo duttilissimo e sorvegliato del leader, la sua passione per Monk non meno che per pianisti apparentemente lontanissimi da Sphere come Art Tatum o Erroll Garner, è stata splendidamente assecondata dai suoi compagni di viaggio.

La sera del 30 luglio, il pianista tarantino che da anni vive in Francia Nico Morelli (coadiuvato da Camillo Pace al contrabbasso, Marcello Nisi alla batteria, Tonino Cavallo all’organetto diatonico e ai tamburelli e da Claudio Del Vecchio - Dr. Zingarone) alla voce, fisarmonica e percussioni) ha proposto, attraverso brani come Mena mena mo’, Pizzica strana, Yes ‘o sol, l’intensa Canti- lena, l’incontro fra jazz e pizzica. E sembra essere proprio una sorta di nostalgia di casa la scaturigine di un progetto come questo, l’esistenziale esigenza di valorizzare, reinventandole, le proprie radici.
Un concerto non perfetto ma, ed e’ quello che conta davvero, capace di emozionare e coinvolgere.

Nella medievale Abbazia dell’Annunziata, giovedì 31, con incantatoria autorevolezza, Louis Sclavis, in solo al clarinetto basso, ha inaugurato, con una delle performance più belle e poetiche del festival, le Matinèes di questa XIX edizione, i Piccoli Concerti Sacri che hanno scandito, in modo intimo e luminoso, l’inizio delle intense giornate orsaresi.

Anche il concerto serale di Sclavis - che ha inaugurato la serie di concerti a largo San Michele -, rivisitazione live del più recente ECM L’imperfect des langues, ha convinto per gli unisoni strepitosi fra il leader, stavolta anche al tenore e al soprano, e il contralto del giovane Matthew Metzger, dal solismo tagliente e sgusciante, per le esplosioni elettriche e rumoristiche del chitarrista Maxime Delpierre e del bassista Olivier Lètè, per il suono grasso e corposo della batteria di Francois Merville; per la carica insurrezionale, ornettiana e dunque anche lirica e febbrile, che la musica del maestro francese e della sua giovane brigata ha saputo sprigionare.

Lieve, a tratti addirittura soave, il concerto serale piano e voce (e corno con acqua) del 1° agosto di Django Bates, una delle menti creative più fervide e inafferrabili in circolazione; intenso e “da palco centrale” il suo concerto per solo corno, una primizia assoluta per Orsara Musica, nella matinèe del 2.

Ma la giornata del 2 agosto ha avuto un altro grande protagonista: Lee Konitz, che ha tenuto in mattinata un’affollata masterclass e, in serata, si è esibito in quintetto con Ferrara, Ciacca, Nakamura e Owens. Standard stranoti come Alone Together, Body and Soul o How Deep The Ocean, eseguiti improvvisandone le tonalità di base, rinunciando a ogni convenzionalità nel sostegno armonico agli assoli, rapsodiando con un solismo che avvolge l’ascoltatore in una dimensione misteriosa - nonché eternamente cool –, sono divenuti diamanti unici, di folgorante bellezza. O, detto più semplicemente, jazz allo stato puro.

E se di Ciacca, Nakamura e Owens si è già detto altrove, va segnalato il chitarrismo di Ferrara, scarno e minimale in sede di accompagnamento, astratto e introverso dal punto di vista solistico, dal sound cristallino e sottile, complice anche l’utilizzo di una Gibson d’epoca. Un vero konitziano.

Matinée e concerto serale, nella giornata conclusiva, hanno mostrato con Enzo Favata e i Tenores di Bitti, le due facce, sacra e profana, di una stessa medaglia: la tradizione del canto popolare sardo, o almeno quella rappresentata dallo straordinario gruppo vocale di Bitti; in mattinata in compagnia del soprano di Favata e la tromba di Riccardo Pittau; la sera, sul palco centrale, circondato anche da Daniele Di Bonaventura al piano, Alfonso Santimone ai live electronics, Danilo Gallo al contrabbasso e U.T. Gandhi alla batteria:cioè il progetto New Village, che fonde quelle arcaiche polifonie vocali ad un jazz molto anni Settanta, quasi un omaggio a un decennio di furori e sperimentazioni.

1 commento:

Anonimo ha detto...

ma vi rendete conto che questo è un jazz incomprensibile ci siamo stancati di vedere qesto jazz fate crescere Orsara jazz .

Orsarese convinto