mercoledì 12 novembre 2003

Chi vive ad Orsara campa cent'anni ("La Grande Provincia")

di Daniela Corfiati - 12 novembre 2003
ORSARA DI PUGLIA – Chi vive ad Orsara campa cent’anni. Il primo a scommettere sull’evidenza scientifica del peculiare processo di invecchiamento degli orsaresi, è stato il professor Giorgio Bronzetti del CNR di Pisa che ha lanciato un protocollo di ricerca unicamente destinato alla popolazione anziana che risiede da sempre nel centro dei monti Dauni meridionali. Partito nel 2002, il progetto denominato “Selor”, ha avviato un’indagine della durata di dieci anni per stabilire quale rapporto leghi le abitudini alimentari al processo di invecchiamento. Gli esiti dei primi due anni di analisi, effettuate su campioni di terreno e su alcuni selezionati elementi della catena alimentare, hanno mostrato una concentrazione sorprendentemente alta di selenio, potente antiossidante che previene
la formazione dei radicali liberi, ritenuti la base dell'invecchiamento umano, e dello sviluppo di malattie croniche e degenerative. Alla prima presentazione della fase preliminare dello studio, tenutasi a Pisa lo scorso 8 ottobre nel corso dell’ “Ottava Conferenza Internazionale di Cancerogenesi”, i risultati divulgati hanno destato scalpore nella platea di studiosi: la percentuale di selenio riscontrata nei primi 20 cm di suolo preso in esame, sarebbe dalle 4 alle 80 volte superiore alla media nazionale. Diversamente dalla molecola di sintesi prodotta in laboratorio e che si assume attraverso integratori alimentari e compresse acquistate in farmacia o nei supermercati, il selenio di Orsara è biodisponibile in natura, una condizione che mette al riparo dagli effetti negativi che un sovradosaggio apporterebbe alla salute. Non solo, ma le qualità del prezioso oligoelemento che si associano anche ad un’altra presenza di vitamine del gruppo A, B, C e soprattutto E, sono riscontrabili negli alimenti di diretta derivazione dalle attività di sfruttamento del terreno: questi prodotti sono i cereali, il latte caprino ed ovino ed i suoi derivati, l’olio, il vino (ricco anche di flavonoidi), le fave e gli asparagi. La concentrazione delle sostanze nutrienti contenute in questi elementi, da sempre presenti sulla tavola degli orsaresi, sarebbero alla base del segreto della longevità di questa popolazione anziana che invecchia bene e soprattutto al riparo dalle patologie disabilitanti correlate all’età, come quelle cardiovascolari, l’ictus, o ancora la demenza. Ieri, nell’aula magna della Facoltà di Scienze Agrarie dell’Università di Foggia, si è svolta la conferenza stampa allargata ad una parte dei numerosi soggetti che hanno concorso alla realizzazione del primo anno di vita del progetto “Selor”. Variegata la composizione dei diversi partners: il CNR di Pisa, la Facoltà diretta dal preside Emanuele Tarantino, il Servizio di Igiene degli Alimenti e Nutrizione del Dipartimento di Prevenzione della Asl Fg/3, il Centro Alzheimer di Foggia, il Centro Medico Telesforo e il Laboratorio Bonassisa, il Comune di Orsara. «L’entità scientifica dello studio – ha spiegato il dottor Michele Panunzio, uno dei referenti del progetto – è incentrata sulla compressione della morbosità, una delle tre direttrici fondamentali nel campo della biologia dell’invecchiamento». Dimostrata l’evidenza scientifica della concentrazione di selenio nell’agro di Orsara, la ricerca proseguirà adesso con un follow up di nove anni su un campione di 196 cittadini nati e cresciuti ad Orsara, di età compresa tra i 45 ed i55 anni. «A questi volontari – ha spiegato la dottoressa Antonietta Antoniciello, responsabile del Centro di sorveglianza nutrizionale della Asl Fg/3 – sarà somministrato un programma dietetico, in base ad un questionario sulle abitudini alimentari». Nell’arco dei prossimi nove anni, gli studiosi osserveranno l’andamento delle patologie nei 196 soggetti, ne terranno sotto controllo le condizioni croniche, l’insorgenza di tumori, l’indice di disabilità. Il progetto, finalizzato all’ottenimento di risultati spendibili sul piano del miglioramento della
qualità della vita, riserva un ruolo fondamentale anche alle tecnologie alimentari, come ha sottolineato il preside Tarantino: «La particolare composizione agronomica di Orsara di Puglia è stata accertata in seguito alle analisi compiute su 200 campioni di terra a diverso andamento colturale. Le produzioni tipiche orsaresi, dal pane al vino agli ortaggi al formaggio, diventano frutto e veicolo di questa ricchezza nutrizionale che probabilmente deriva da una tradizione antica che ha permesso di continuare a sfruttare la terra con metodologie che ne hanno preservato le caratteristiche migliori». E non è detto che, una volta indagati e svelati i misteri di Orsara, che già gli scienziati hanno ribattezzato “isola felice”, non si possa esportarli in altre realtà geografiche a vocazione agricola, realizzando così un perfetto esempio di agricoltura sostenibile.

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